L'amore che non ci vede e non ci ama è quello che fa più male: è il tema del sorprendente brano d'esordio di Francesca Michielin (scritto da Elisa e Roberto Casalino).
"Per quanto ancora ci sarai tu a volermi male?". Eppure non lo si riesce a lasciar andare, lo si tiene stretto anche se è un inganno...
"Dicevi sempre e per sempre", ma adesso che nulla è più come prima rimangono solo le macerie di ciò che è stato: la nostra anima non s'illumina più quando c'è lui/lei... e forse, quell'anima, la stiamo perdendo.
Eppure lui non riesce ad accorgersene: non vede il pianto, non si rende conto che lei sta fingendo.
E finalmente lo si capisce: non è distrazione, è incapacità di amare. Di amare noi, perlomeno: chissà, magari qualcuno prima o poi gli farà sciogliere il cuore... ma non saremo noi.
Lui/lei non c'illuderà più, ce ne andremo per sempre anche se saremo probabilmente i soli a soffrirne: eppure c'è stato un tempo in cui "non girava il mondo se non c'eri tu".
Un'ora, un giorno o poco più,
per quanto ancora ci sarai tu,
a volermi male?
di un male e che fa solo male.
Ma non ho perso l'onestà,
e non posso dirti che passerà,
tenerti stretto quando in fondo sarebbe un inganno.
E non vedi che sto piangendo,
chi se ne accorge non sei tu,
tu sei troppo distratto.
Un'ora, un giorno o poco più,
dicevi sempre e per sempre, sì però,
guarda cosa è rimasto adesso che niente è lo stesso.
Se non fa rumore l'anima,
e quando sei qui davanti non s'illumina,
è perché non ne sento più il calore/ non ne vedo il colore.
E non vedi che sto piangendo,
chi se ne accorge non sei tu,
il tuo sguardo distratto.
E non vedi che sto fingendo,
e non mi guardi già più,
col tuo fare distratto.
Un'ora, un giorno o poco più,
per quanto ancora ti crederò?
Solo e perso e più confuso non avresti voluto.
Vedermi scivolare via,
fuori dalle tue mani.. che fantasia!
Fuori dalla tua vita ma mi hai preso soltanto in giro.
... e ci sono gli amori che tornano dopo chissà quanto tempo, ché non li si aspettava più ma li si aspetta comunque per tutta la vita: "non so da dove arrivi/ con chi adesso vivi/ però sei una bella sorpresa per me".
E non serve nemmeno il sesso: "dormi pure se ti va/ e riposati quanto vuoi/ ho bisogno di serenità... e di un piccolo aiuto". La sua sola vicinanza ci fa stare bene (e chissà cosa è successo, e chissenefrega di quanto male ci ha fatto): fortuna che è arrivata proprio in quel momento, perché eravamo messi malissimo "questa volta come vedi/ non mi reggo più nemmeno in piedi/ ho bisogno di serenità... e di un piccolo aiuto".
Domattina tutto sarà diverso: lei forse se ne andrà... ma il suo arrivo è bastato a rimetterci in piedi.
E' il 1985 e l'album è "Zucchero & the Randy Jackson Band", quello della svolta R'n'B del cantautore emiliano che, però, si occupa solo delle musiche delle proprie canzoni: i testi del disco, infatti, sono opera di Mogol e Alberto Salerno.
Quest'ultimo è l'autore proprio di Piccolo Aiuto, oltre che di Donne e parecchie altre canzoni (Tu Mi Piaci Come Questa Birra, Nella Casa C'era, Menta e Rosmarino...) di Zucchero. Meno famoso presso il grande pubblico di Mogol, può vantarsi di avere scritto veri e propri classici della musica italiana come Io Vagabondo (Nomadi) e Terra Promessa (Ramazzotti), oltre ad avere prodotto -insieme alla moglie Mara Maionchi- i primi dischi di Alberto Fortis e Tiziano Ferro.
Non so da dove arrivi/ con chi adesso vivi
però sei una bella sorpresa per me
non so che cosa hai in mente/ non so se c'è un assente
però tu resta per un po'
Perché io ho bisogno di un piccolo aiuto
e lo sai nel mio letto c'è un posto per te
dormi pure se ti va/ e riposati quanto vuoi
ho bisogno di serenità... e di un piccolo aiuto.
Io e te due vite strane/ e un mare di troppe grane
io e te di nuovo qui/ io e te.
Se vuoi io ti preparo/ un caffè un po' leggero
così puoi dormire se lo vuoi.
Perché io ho bisogno di un piccolo aiuto
e lo sai nel mio letto c'è un posto per te
non parlare se non ti va/ e riposati quanto vuoi
ho bisogno di serenità... e di un piccolo aiuto
Io ho bisogno del tuo aiuto
e lo sai nel mio letto c'è un posto per te
questa volta come vedi/ non mi reggo più nemmeno in piedi
Dichiararsi non è mai una cosa semplice... anzi: è dannatamente difficile capire quand'è "il" momento giusto (pensate a Cyrano, che a Rossana è riuscito a dirlo solo poco prima di morire...)
Alle volte è più facile scrivere (ma evitate whatsapp e facebook: si rischiano figuracce epiche!): una lettera, una poesia, una canzone...
"se le parole fossero musica potrei suonare ore ed ore, ancora ore e dirti tutto di me": Britti, che nasce come "semplice" chitarrista (io non sono in grado di giudicare, ma ho letto e sentito musicisti davvero bravi definirlo come uno dei migliori chitarristi italiani, se non il migliore) vorrebbe usare solo la musica, per parlare alla donna dei suoi sogni: le sue dita scorrono sulle corde della chitarra con più naturalezza di quanto la penna riesca a fare sul foglio... è anche una dichiarazione di inadeguatezza: per quanto si senta bravo come scrittore, con la musica si trova decisamente più a suo agio.
Ci sarebbero tante cose da dirle ma quando la vede qualcosa lo blocca e non riesce nemmeno a formulare il più semplice dei complimenti (se prendesse in mano la chitarra, invece, sarebbe più facile impressionarla)...
L'abbiamo provata tutti, la sensazione di dire soltanto banalità proprio con la persona che vorremmo colpire: e intanto un'altra notte è finita senza nessun progresso "non so ancora dentro come sei/ non so neanche se ti rivedrò".
Sarebbe bello farle capire che non è solo attrazione fisica ("è squallido provarci solo per portarti a letto" ricorda il -successivo- Max Gazzè de Il Solito Sesso: "non pensare male adesso: ancora il solito sesso!"), anzi... se succederà qualcosa il sesso non sarà possessivo, ma "dolce". Come il mare (che è notoriamente salato):
"come vorrei poter parlare senza preoccuparmi/ senza quella sensazione che non mi fa dire/ che mi piaci per davvero/ anche se non te l’ho detto/ perché è squallido provarci solo per portarti a letto/ e non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora/ per parlarti finalmente/ dirti solo una parola/ ma dolce più che posso/ come il mare, come il sesso/ finalmente mi presento (...) perché oggi sono io".
Eccomi, non voglio ingannarti: io sono questo qui... e voglio solo te ("preferisco stare qui da solo/ che con una finta compagnia/ e se davvero prenderò il volo/ aspetterò l'amore e amore sia"). L'amore vero, oppure niente.
E non so perché quello che ti voglio dire
poi lo scrivo dentro una canzone
non so neanche se l’ascolterai
o resterà soltanto un’altra fragile illusione
se le parole fossero una musica
potrei suonare ore ed ore,
ancora ore e dirti tutto di me.
Ma quando poi ti vedo
c’è qualcosa che mi blocca/ e non riesco a dire
neanche come stai/ come stai bene
con quei pantaloni neri/ come stai bene oggi
come non vorrei cadere in quei discorsi
già sentiti mille volte/ e rovinare tutto
come vorrei poter parlare senza preoccuparmi,
senza quella sensazione che non mi fa dire
che mi piaci per davvero/ anche se non te l’ho detto
perché è squallido provarci solo per portarti a letto
e non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora
per parlarti finalmente/ dirti solo una parola
ma dolce più che posso/ come il mare, come il sesso
finalmente mi presento...
e così anche questa notte è già finita
e non so ancora dentro come sei
non so neanche se ti rivedrò
o resterà soltanto un’altra inutile occasione
e domani poi ti rivedo ancora
e mi piaci per davvero/ anche se non te l’ho detto
perché è squallido provarci/ solo per portarti a letto
e non me ne frega niente/ se non è successo ancora
aspetterò quand’è il momento/ e non sarà una volta sola
ma spero più che posso/ che non sia soltanto sesso
questa volta lo pretendo...
preferisco stare qui da solo/ che con una finta compagnia
e se davvero prenderò il volo/ aspetterò l’amore e amore sia
e non so se sarai tu davvero/ o se sei soltanto un’illusione
però stasera mi rilasso/ penso a te e scrivo una canzone
ma dolce più che posso/ come il mare, come il sesso
l'idea di questo blog mi è venuta leggendo il libro LOVE BUZZ (DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CANZONI D'AMORE) di Letizia Bognanni (Lit Edizioni, 2016). Anche quello è un elenco di 100 canzoni d'amore ma, come tutti gli elenchi (anche il mio), è troppo legato al vissuto e ai gusti del proprio autore/rice: bello, interessante e tutto quello che volete... ma ognuno di noi l'avrebbe fatto diverso.
La mia idea non era, quindi, quella di "migliorare" quella selezione, ma semplicemente di farne una più "mia" (con tutti i pregi e i difetti del caso).
Perché questa introduzione? Perché la canzone "protagonista" di questo post è, per la prima (ma non unica) volta, presente anche nel libro. La Bognanni inizia scrivendo:
<C'è stato un giorno in cui abbiamo iniziato a dire a testa alta, anche a noi stessi: "Mi piace Tiziano Ferro" (...). E' stato il giorno in cui abbiamo realizzato senza possibilità di equivoci che Tiziano Ferro non era un bamboccetto caruccio tirato fuori da chissà dove per far credere alle ragazzine italiane che anche da queste parti potesse nascere un divo danzerino pop-R'n'B fabbricato a uso e consumo delle classifiche della fu Mtv. E' stato il giorno in cui abbiamo iniziato ad ammettere che Tiziano Ferro è un autore di pop di qualità come ce ne sono pochi, dotato della rara capacità di usare i luoghi comuni del pop e della canzone d'amore in maniera personale.>
Ecco: ho spesso peccato di snobismo, ma non in questo caso. A me Ferro è sempre piaciuto... il momento in cui però l'ho scoperto davvero sdoganato (una roba da: "hey! allora posso dirlo anch'io, che mi piace!!!") è stato all'Alcatraz di Milano, una decina di anni fa: c'erano le riprese di una trasmissione televisiva con protagonista Ivano Fossati, che veniva intervistato prima e durante un mini concerto. Gli domandarono quali cantanti italiani apprezzasse e lui, serafico pur sapendo di andare contro i gusti del proprio pubblico (che, infatti, in parte fischiò), citò proprio Tiziano Ferro.
Ma passiamo alla canzone ("sarebbe anche ora!" diranno subito i miei piccoli lettori), che inizia con una piccola/grande bugia: "Un po' (un po'?!?) mi manca...".
Ci siamo passati tutti: si finge indifferenza non per orgoglio di fronte agli altri, ma soprattutto per farsi forza e cercare di sopravvivere all'ennesima delusione. "Io non piango mai per te/ non farò niente di simile, no mai": già... ci crediamo tutti, vero?
"Sì, lo ammetto: un po' ti penso": mi sa che ci stiamo avvicinando alla verità...
"Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare e credere di stare bene quando è inverno e te/
togli le tue mani calde/ non mi abbracci e mi ripeti che son grande"
Si fa finta di stare bene quando fa freddo (e quella dell'inverno è la solita -banale ma sempre efficace- metafora del dolore del cuore) e la persona amata ci offre le sue mani calde solo per toglierle dopo un attimo, non ci abbraccia più come avrebbe fatto prima e cerca di farci forza dicendoci che valiamo tantissimo anche senza di lei anzi: perlomeno a lei abbiamo permesso di sognare e, ora che è finita, se abbiamo voglia, di lasciarla andare: "mi ricordi che rivivo in tante cose/ case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale/ che anche se non valgo niente perlomeno a te/ ti permetto di sognare/ e se hai voglia, di lasciarti camminare".
Non ci potrà dimenticare perché ci legano moltissimi ricordi (per esempio: "case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale")... com'è possibile che Lei abbia ancora una così alta opinione di noi (che le abbiamo permesso, e continuiamo a permetterle, di sognare), ma non ci ami più?: "scusa sai non ti vorrei mai disturbare/ ma vuoi dirmi come questo può finire? Non me lo so spiegare" (vabbé: c'è sempre l'ipotesi "bugia per pietà", ma siamo troppo orgogliosi per prenderla seriamente in considerazione).
Perché, ammettiamolo... per quanto ci si ritenga persone forti, non c'è difesa contro l'amore, men che meno contro l'amore che se ne va: "ogni dettaglio è aria che mi manca". Si soffre, si soffre dannatamente e, ripensando a quello che è stato, non ce lo sappiamo spiegare...
... ma torniamo un po' alla musica "popolare" (che è vero: potrei sembrare uno con gusti snob da intellettualoide però, ecco... a me piace un sacco anche la cosiddetta musica commerciale perché, in fondo in fondo, "sono solo canzonette").
Gli 883 prima, e Max Pezzali poi, sono stati i migliori a raccontare una generazione (quella degli adolescenti all'inizio degli anni '90), riuscendo a far identificare nelle loro canzoni anche tutte quelle successive.
Claudio Cecchetto -il loro scopritore, che inizialmente aveva chiamato il gruppo "I Pop" nella sua (interessante, anche se ovviamente autocelebrativa) biografia "Il talento è un dono, il successo un mestiere" li racconta così: "la loro normalità mi piaceva molto e amavo le storie di provincia che raccontavano nello spazio di una canzone. Quei brani sono piccoli film sull'amicizia. Descrivono i ragazzi nella loro vita vera, complicità, divertimento, delusioni e grandi gioie, episodi e situazioni in cui tutti ci siamo trovati, pensieri ed emozioni che tutti abbiamo provato. Canzoni lontane dalla descrizione di amori epici, assoluti".
Quasi tutte, perché Come Mai è l'eccezione che conferma la regola: è la migliore ballata dell'album "Nord Sud Ovest Est" e, a mio giudizio, anche di tutta la discografia degli 883: c'è l'uomo di successo (anche solo all'interno della sua compagnia, anche se è difficile non pensare a un brano almeno parzialmente autobiografico) che gli altri credono "quasi un Dio" perché, fino a quel momento, non si era mai fatto "fregare" dall'amore. Ma sta tutto nell'incontrare la persona giusta, perché poi "mi trovo a scrivere/ chilometri di lettere/ sperando di vederti ancora qui (...) Come mai, ma chi sarai/ per fare questo a me/ notti intere ad aspettarti/ ad aspettare te/ dimmi come mai, ma chi sarai/ per farmi stare qui/ qui seduto in una stanza/ pregando per un sì".
Le notti non finiscono/ all'alba nella via
le porto a casa insieme a me/ ne faccio melodia
e poi mi trovo a scrivere/ chilometri di lettere
sperando di vederti ancora qui.
Inutile parlarne sai/ non capiresti mai
seguirti fino all'alba e poi/ vedere dove vai
mi sento un po' bambino ma/ lo so con te non finirà
... e poi arriva il momento in cui l'amore non c'è più e ti senti sfinito e vorresti solo sbronzarti d'infelicità sprofondato nel divano, seppellirti in casa e lasciarti tutto alle spalle e invece... "sai com'è l'amore, spietato inseguitore": l'amore non te lo lascia fare perché non puoi sfuggirli per troppo tempo, né tantomeno per sempre: t'insegue continuamente e prima o poi ti riprende.
"non posso riposare/ recapita l'invito
sparge profumo/ mette mano e scompiglia i capelli"
Non c'è modo di riposare né di rinchiudersi dietro cancelli "vecchi chiusi e arrugginiti": fa' saltare i loro cardini e sei di nuovo innamorato "e fa tremare" perché, anche se la tua storia è finita solo da poche ore, è comunque "troppo tempo che aspetti".
A un certo punto salta il tappo delle tue difese: il liquore è versato e... com'è successo? sei di nuovo innamorato!
E se, quando ti accorgi che ci stai ricascando, il suo arrivo "fa tremare", quando ti ci sei rituffato (non appena nelle tue difese si è aperto un piccolissimo varco -Leonard Cohen cantava "c'è una crepa in ogni muro/ è da lì che entra la luce"- ti ci rituffi a bomba, e senza pensarci due volte) smetti subito di tremare "perché addolcisce i difetti (...) toglie la polvere agli specchi/ lucida gli occhi/ scuote dal sonno e bisbiglia agli orecchi".
E poi c'è il finale, con la voce di Ivano Fossati che entra prepotentemente in un brano già splendido di suo: "sai com'è l'amore... si tuffa il cuore/ lo credevi lontano ma è a poche ore".
C'è il momento in cui lo ritrovi, l'amore, e sei felice come non eri mai stato prima: io lo direi così, alla persona amata, quanto m'ha cambiato la vita...
Sai com'è l'amore... spietato inseguitore
mi abbevero alle pozze/ nascondo le mie tracce
ma sento già ansimare/ non posso riposare
recapita l'invito/ sparge profumo
mette mano e scompiglia i capelli
saltan cardini a cancelli vecchi chiusi e arrugginiti...
Toglie la polvere agli specchi/ dipinge gli occhi
mette pendagli d'argento agli orecchi
e fa tremare/ che è troppo tempo che aspetti
Toglie la polvere agli specchi/ lucida gli occhi
mette sonagli d'argento agli orecchi
e non tremare/ perché addolcisce i difetti
Dondolarti ubriaco/ vino sciroppo
salta il tappo e il liquore è versato
e l'intrigo di muscoli e nervi è allagato
INNAMORATO?!
Toglie la polvere agli specchi/ dipinge gli occhi
mette pendagli d'argento agli orecchi
e fa tremare/ che è troppo tempo che aspetti
Toglie la polvere agli specchi/ lucida gli occhi
scuote dal sonno e bisbiglia agli orecchi
e non tremare/ perché addolcisce i difetti
Peso che segna la schiena/ t'incurvi e ti stanchi
ma è senza quel peso che arranchi
nave alla fonda si arena sul fianco
persa cosciente balena morente
Toglie la polvere agli specchi/ stropiccia gli occhi
Alberto Fortis è uno degli "strani casi" della musica italiana: cantautore di enorme successo nei primi anni '80 (i suoi primi quattro album, pubblicati tra il 1979 e il 1982, rientrano senza dubbio tra i migliori esempi della musica italiana di quegli anni. E non solo), è lentamente sparito dai radar del successo e, nonostante la pubblicazione di altri otto dischi (l'ultimo -"Do l'anima", con la partecipazione di Biagio Antonacci e Roberto Vecchioni- è del 2014 ed è davvero godibile) e la partecipazione al reality Music Farm, non è più riuscito a ritagliarsi uno spazio nel mercato musicale italiano. Molto, ovviamente, dipende dalla programmazione "a gettone" delle maggiori radio italiane, i cui vertici decidono arbitrariamente (e, immagino, sulla base dei contributi ricevuti dalle varie case discografiche) quali cantanti oscurare e quali mandare in onda all'infinito. Svegliati Amore Con Me è un brano del 1984, inciso sull'album "El Niño" (il primo che, come vendite, fu una delusione): lei dorme e lui la guarda, aspettando con trepidazione il momento in cui lei aprirà gli occhi e darà un bacio a chi "senza di te non vive più"
Svegliati amore con me
scusami finché puoi/ di quanto non ho
apri i tuoi occhi e vedrai
quanti ricordi in più/ domani vivrai.
Tu per me non finirai
tu per me sei un giorno in più
anche se c'è il sole ormai/ tornerà domani
è già mattino e chissà
se ti ricorderai/ di amare chi sei
stringimi forte perché
ti dico tutto ma/ io non so chi sei.
Giurami che sai che vivrò
fino a quando tu dormirai
in silenzio poi mi alzerò
per parlare a chi sognerà
tu per me non finirai
tu per me sei un giorno in più
Svegliati amore con me
portami via da qui/ dove vorrai
svegliati e dai un bacio a chi
senza di te non vive più/ senza di te non vive più