giovedì 26 maggio 2016

9) Quando Sarò Capace d'Amare - Giorgio Gaber

Cambio un po' registro: questa non è una canzone d'amore, ma sull'amore.
Non si cerca la donna perfetta, ma la capacità di amare dentro noi stessi.
Discorso già affrontato nel monologo "La Cosa" (dallo spettacolo teatrale "Il Grigio", 1989): "all'inizio sono una meraviglia d'uomo, l'unico! Ma perché duro così poco come meraviglia? Dopo un po' sono un intellettualino noioso, egoista... non faccio più caso alle tenerezze, neanche un sentimento... (...) "e non sei capace di voler bene né a me, né alla bambina, né a nessuno. Tu non sai neanche cos'è l'amore, tu sei bravo solo a scopare!"
... magari! non era mica un complimento, significava: completamente incapace d'amare... io? ma cosa sto cercando da quarant'anni... e inciampo sempre, è vero! No: secondo loro lo faccio così, per passatempo.
E' che l'amore è una parola strana: vola troppo... andrebbe sostituita. (...)
Non sarebbe meglio chiamarlo: 'La Cosa'? Potrebbe diventare più concreto.
All'inizio io, Gabriella... io l'amavo. Certo, all'inizio ho 'sempre' amato. Sì, voglio dire che ho avuto quegli attimi intensissimi che al momento sembra ti lascino dei segni profondi, importanti. Ma 'La Cosa' non è questo... o meglio: non è solo questo. 'La Cosa' è trasformazione, percorso, crescita insieme... sì, per diventare un insieme solido, indistruttibile. Una radice profonda... dove l'altra persona è come il prolungamento del tuo corpo. 'La Cosa' è l'amore. No, un'altra qualtià dell'amore. Una qualità che non rimpiange gli attimi perché diventa la vita. 'La Cosa' non si fa solo con la volontà: è un patto stipulato tra due persone e forse, prima ancora, dal destino. Non so se avrò la fortuna di riuscire mai a farlo, questo patto di sangue: forse ci vorrebbe un uomo.
Cento volte ho provato a cambiare. A ricominciare da capo. A reincarnarmi. Ma mi sono sempre reincarnato... senza di me. Eppure io guardo, io avverto, io tocco... ma è come se sentissi di non essere niente.
Ecco, senza avere avuto una realtà, io passo evanescente tra i sogni di alcune donne che non hanno avuto la possibilità di completarmi. Ci sarà senz'altro il modo di fare... 'La Cosa'! Altrimenti il nostro destino è quello di essere delle scorze di uomini... sì, degli involucri... mai delle persone. Magari dei personaggi... personaggi affascinanti, simpatici anche... mai persone. Ma se è così... l'amore non sarà mai... 'materia', 'terra', 'cosa'... sarà sempre qualcosa che vola... una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa e ti rende tanto più ridicolo... quanto maggiore è la sua bellezza"

Analizzare Gaber non è certo un esercizio semplice (e ci sarebbero migliaia di cose da dire!), ma siccome questo blog vuole essere 'leggero' eviterò -per una volta- di dilungarmi troppo.
"Quando sarò capace di amare vorrò una donna che non cambi mai/ ma dalle grandi alle piccole cose/ tutto avrà un senso perché esiste lei" ma soprattutto "potrò guardare dentro il suo cuore/ e avvicinarmi al suo mistero/ non come quando io ragiono... ma come quando respiro" perché è questo, in sintesi, che vuol dire Il Signor G: imparare ad amare vuol dire farlo senza alcuno sforzo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E come non emozionarsi quando paragona l'amore a "un fiume che fa il suo corso: senza cattive o buone azioni/ senza altre strane deviazioni... che se anche il fiume le potesse avere/ andrebbe sempre al mare"?
Tutto può succedere, ma gli impedimenti della vita, gli scazzi, i litigi, i drammi possono solo deviarlo, 'l'amore/fiume': alla fine lui arriverà sempre al 'mare/persona amata'.
In fondo, è la cosa più bella che si possa dire a una persona...

Quando sarò capace di amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l'amore con mia madre in sogno.
Quando sarò capace di amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità/ di un uomo bambino.
Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma che non mi stia lontana neanche col pensiero
vorrò una donna che se io accarezzo una poltrona,
un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo/ quella cosa.
Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei
potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro...
Quando sarò capace di amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai/ se siamo stati bene
e nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.
Quando sarò capace di amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento col dovere
un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso
senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare
... così vorrei amare.

mercoledì 25 maggio 2016

8) Facciamo Finta - Niccolò Fabi

... perché c'è l'amore che non possiamo proprio dimenticare: che uno ci prova a continuare la sua vita (Daniele Silvestri cantava: "io sapevo per informazione certa/ che ogni dolore con il tempo si sopporta/ non c'è ferita che rimanga sempre aperta/ e per fortuna la memoria spesso è corta (...) così da cinque anni vivo consumando/ un'incrollabile fiducia nel futuro/ con un sorriso, vedi, che sto conciliando/ al vago senso che ho di averlo preso in culo") ma non c'è davvero nulla da fare: i pensieri tornano sempre a lei...
Niccolò Fabi, nel suo ultimo disco "Una Somma Di Piccole Cose", inserisce questo gioiello che parte e non lo sai, di cosa sta parlando, ma poi colpisce e affonda nel finale: "facciamo finta che io torno a casa la sera/ e tu ci sei ancora, sul nostro divano blu/ facciamo finta che poi ci abbracciamo/ e non ci lasciamo... mai più".
Una canzone malinconica ("la malinconia? per me è un bene necessario"), ed essenziale come tutto l'album -suonato (sì: tutti gli strumenti) e registrato interamente dal solo Fabi in un casolare di montagna- e anche per questo bellissima: alla fine l'uomo (che nella prima strofa è "un Re") si mostra in tutta la sua vulnerabilità, in tutto il suo disperato bisogno di convincersi che la donna amata possa tornare. E lui sa benissimo che lei non lo farà (non tornano mai; e se lo fanno è troppo tardi): "facciamo finta...", proprio come nel gioco di un bambino.

Impossibile non collegare il testo alla morte della figlia di soli due anni (nel 2009; e io, da padre, non riesco ad immaginare una tragedia più grande)... ma le canzoni si scrivono per noi stessi e poi diventano patrimonio di quelli che le ascoltano. Difficile non prevedere che, come successo con La Cura e E Ti Vengo A Cercare di Battiato, anche questa canzone perderà -nell'immaginario collettivo- tutto il suo senso originale per diventare soltanto (e chiamatelo poco!) una splendida canzone d'amore.

Facciamo finta che io sono un Re
che questa è una spada e tu sei un soldato
facciamo finta che io mi addormento
e quando mi sveglio è tutto passato.
Facciamo finta che io mi nascondo
e tu mi vieni a cercare/ e anche se non mi trovi tu non ti arrendi
perché magari è soltanto/ che mi hai cercato nel posto sbagliato.
Facciamo finta che io non mi spavento quando arriva la fine
prima o poi capita
facciamo finta che chi fa successo/ se lo merita.
Facciamo finta che sono un eroe
e che posso volare e sconfiggere il male
Facciamo finta che tu sei diverso
e che malgrado questo/ io non ti voglio ammazzare.
Facciamo finta che posso schioccare le dita
e in un istante scomparire
quando quello che ho davanti non mi piace/ non è giusto
o semplicemente mi fa star male.
Facciamo finta che io torno a casa la sera
e tu ci sei ancora/ sul nostro divano blu
facciamo finta che poi ci abbracciamo
e non ci lasciamo... mai più!

7) Sapevi Di Me - Il Cile

"Il Cile chi, quello di Maria Salvador?"
Sì, proprio lui... per inciso: la ritengo una brutta canzone inserita in un album bellissimo ma vabbè: i gusti son gusti e a me della maria non me n'è mai fregato nulla.
L'album "In Cile Veritas" (2014) si apre con la ballata Sapevi Di Me, che racconta una storia d'amore tormentata ("Da una vicenda personale ho allargato l'orizzonte per capire come il diventare adulti, per tutti, sia fatto di compromessi, di ricerca dei sogni non necessariamente iperbolici ma anche concreti e quotidiani come vivere serenamente un rapporto di coppia. In più c'era questo "lavarsi" dal proprio dolore che ho cercato di protrarre nel corso di tutto l'album") e si chiude con Un'Altra Aurora, inno all'ottimismo e simbolo della rinascita dal dolore, grazie ovviamente all'amore:
"perché ti cerco così tanto che mi ammazzerei
sei tutto quello che non ho e quello che vorrei
sei la ragione per cui respiro ancora
e ringrazio la mia vita per un'altra aurora
sei l'universo che si espande/ sei la luce del sole
sei l'angoscia che scompare all'improvviso
e mi perdo nell'immenso di ogni tuo sorriso
se ti allontani qualcosa muore
perdo speranze, giornate e sento il sapore
dela tua bocca che mi può solo lasciare
il desiderio impiccato di volerti toccare
(...) e ti ho vista ricucire tutte le mie vene
io che di notte uccido i sogni se non stiamo insieme"

Ma prima c'è il dolore, la relazione che "fu un vortice di tormenti e trasgressioni", la ragazza che ti capiva con uno solo sguardo in un momento difficile della tua vita e che adesso non c'è più.

Lo stare insieme nonostante tutto e tutti ("nessuno ci voleva insieme/ i nostri giochi erano troppo proibiti"), il male di vivere condiviso ("la vita ti asciuga le lacrime/ a volte togliendoti gli occhi"), il continuo cercarla ("la notte mi sveglio sudato/ alla ricerca del tuo profumo") perché la si vorrebbe ancora... cazzo quanto la si vorrebbe, un'altra occasione...
E poi c'è l'affetto, quello che -nonostante l'amore finito- non riesce a non farci augurare alla persona con la quale abbiamo condiviso così tanto tutto il bene possibile, perché quel "dimmi (...) se hanno vinto i capitalisti/ che ti riempiono la busta paga/ se faresti la rivoluzione nonostante la borsa di Prada" non è una vera domanda: lo si spera con tutto il cuore (e in fondo ne si è certi), che LEI non si sia arresa.

Non resta che rimpiangerla ricordando che: "mi bastava guardarti/ per imparare a sorridere" (una frase che, da sola, vale l'inserimento della canzone in questo elenco).

Ricordo che il mondo era ovatta/ fuori dalla tua Lupo blu
ricordo le tue labbra carnose/ gonfie di vita come i tuoi seni
la neve isolava i pensieri/ e adoravo le tue cicatrici
nessuno ci voleva insieme/ i nostri giochi erano troppo proibiti...
tu/ sapevi di me
segreti nascosti in forzieri sepolti/ tra le isole della mia anima
tu/ sapevi di me
che cadevo in picchiata sfidando chiunque volesse dividerci.
La vita ti asciuga le lacrime/ a volte togliendoti gli occhi
ho imparato a fare l'asino/ anche nei paesi senza balocchi
mi sveglio di notte sudato/ alla ricerca del tuo profumo
perduto come le promesse/ che non ho mai mantenuto a nessuno...
tu/ sapevi di me
segreti nascosti in forzieri sepolti/ tra le isole della mia anima
tu/ sapevi di me
che cadevo in picchiata sfidando chiunque volesse dividerci.
Dimmi solo se porti gli occhiali/ o sei tornata alle lenti a contatto
se tuo padre dipinge ancora/ e tua sorella mi vorrebbe morto
se anche se ami una donna/ conservi una parte di noi
se sono stato il peggiore tra gli errori tuoi
ricordo che potevi annullarmi/ usando anche solo il pensiero
con te ero sempre un perdente/ e mi sentivo quasi un trofeo
come le tue medaglie/ tu che sei stata una grande sportiva
tra tutte le donne del mondo/ resterai sempre l'unica diva...
tu/ sapevi di me
segreti nascosti in forzieri sepolti/ tra le isole della mia anima
tu/ sapevi di me
che cadevo in picchiata sfidando chiunque volesse dividerci.
Dimmi ancora se Che Guevara/ è l'unico uomo che ti ispira sesso
se la bandiera della pace l'hai rinchiusa in qualche cassetto
se hanno vinto i capitalisti/ che ti riempiono la busta paga
se faresti la rivoluzione/ nonostante la borsa di Prada.
E quanto ti ho amata... nemmeno il mio cuore lo sa
E quanto ti ho amata... nemmeno il mio cuore lo sa
Dimmi solo se sei felice/ anche senza la fluoxetina
se la sera ti sciogli i capelli/ e nei sogni ritorni bambina
se hai raggiunto la calma apparente/ e magari vorresti un figlio
se le ombre dei tuoi pensieri ti portano gioia oppure scompiglio.
Dimmi solo che cosa ti manca
appena prima di dormire
se davvero ci siamo battuti/ per qualcosa che poteva durare
dimmi solo se la tua vita/ segue la rotta dei venti più caldi
se ti resta almeno il rumore/ il rumore dei miei silenzi...
tu/ sapevi di me
segreti nascosti in forzieri sepolti/ tra le isole della mia anima
tu/ sapevi di me
che mi bastava guardarti/ per imparare a sorridere.

lunedì 23 maggio 2016

6) La Cosa Più Bella Del Mondo - Simone Cristicchi

"Album di Famiglia" esce nel 2013, dopo una non brillantissima partecipazione a San Remo (eppure a me La Prima Volta Che Sono Morto è sempre piaciuta un sacco); nonostante lo scarso successo il disco darà comunque una svolta alla carriera di Simone Cristicchi: il brano Magazzino 18 sarà lo spunto per uno spettacolo teatrale (e per un libro) che farà due stagioni di sold out nei teatri di tutta Italia.
Sono rimasto stregato da questa canzone al primo ascolto: "ho visto un cielo coperto di nuvole/ e dopo il sole splendere/ e poi ho visto te...", ed è una resa totale perché "dalla bellezza (che chiaramente non è solo quella fisica n.d.M.)/ non so come difendermi".
Tutte le cose belle e brutte della vita non sono nient'altro che un anticipo: alla fine arriva LEI, che è, semplicemente, "la cosa più bella del mondo" e dona un senso, con il suo solo esserci, a tutto.
Come ricambiare tanta grazia? "se tu mi cercherai/ anche solo un momento/ mi troverai sempre al tuo fianco... te lo prometto".


Io dalla vita ho imparato a rinascere/ dalle occasioni ho imparato a non perderle
dalla gioia/ il senso delle lacrime
io dal dolore ho imparato a non fingere/ dai miei figli ho imparato a crescere
dall'amore/ come sopravvivere
davanti a me ho visto un cielo coperto di nuvole/ e dopo il sole splendere
e poi ho visto te/ che sei la cosa più bella del mondo
il tuo sorriso è un paesaggio stupendo/ dove mi piace perdermi
perdermi con te/ che sei la cosa più grande del mondo
per me che forse non merito tanto.
Io dalla fede ho imparato a non credere/ da mia madre ho imparato a non cedere
e dal tempo/ che tutto può succedere
io dal destino ho imparato a proteggermi/ da un abbraccio ho imparato a concedermi
dalla bellezza/ non so come proteggermi
dentro me ho visto un vuoto immenso crescere/ e un arcobaleno esplodere
e poi ho visto te/ che sei la cosa più bella del mondo
il tuo sorriso è un paesaggio stupendo/ dove mi piace perdermi
perdermi con te/ che sei la cosa più grande del mondo
per me che forse non merito tanto.
Per ogni volta che un ostacolo ti metterà alla prova
o sentirai un brivido/ un'emozione nuova
tu non avere mai paura/ non sentirti mai persa
è solo vita, amore, che ogni giorno ci attraversa
e nei capitoli che ancora non abbiamo ancora scritto
tra quelle pagine che ancora non abbiamo letto
se tu mi cercherai anche solo un momento
mi troverai sempre al tuo fianco... te lo prometto.

giovedì 19 maggio 2016

5) E Penso A Te - Lucio Battisti

Ah! l'amore ai tempi di Battisti...
Un pezzo struggente, scritto durante un viaggio in macchina in soli 19 minuti (Battisti di fianco all'autista, Mogol dietro: ci sarebbe da capire chi ha tenuto il cronometro...) sulla Como-Milano, che racconta di un amore finito ma tutt'altro che dimenticato: chi non si è ritrovato, almeno una volta, a non avere altri pensieri che per la persona che non ci ama più?
Si prova di tutto, anche l'amore con un'altra, ma è inutile: "le sorrido/ abbasso gli occhi/ e penso a te" (e quanto è bella la fragilità che si sente in questa strofa?)
Ci si illude (quel "ma so di certo a cosa stai pensando" non mi ha mai convinto), pensando che i propri sentimenti siano ancora ricambiati: "è troppo grande la città/ per due che come noi/ non sperano però/ si stan cercando".
Splendido l'intero arrangiamento (di Gian Piero Reverberi), ma in particolare il finale, con quel crescendo seguito da una dissolvenza in cui spariscono pian piano tutti gli strumenti, lasciando solo la voce per un "para-para-parappa-pa" che entra nelle orecchie e non ne esce più.

Uno dei brani più popolari della discografia di Battisti, inciso inizialmente da Bruno Lauzi (1970) e poi da Mina, Johnny Dorelli e Raffaella Carrà (tutti e tre nel 171) prima che dal proprio autore nell'album "Umanamente uomo: il sogno" (1972); vanta interpretazioni -tra gli altri- di Ornella Vanoni, Raf, Mietta, Enrico Ruggeri, Fiorella Mannoia (anche insieme a Laura Pausini), Chiara Civello, Antonio Spadaccino e Giuliano Sangiorgi e svariate traduzioni: turco, francese, due volte in spagnolo (Mina e Iva Zanicchi) e in inglese (Johnny Dorelli e Tanita Tikaram).

Io lavoro e penso a te 
torno a casa e penso a te 
le telefono e intanto penso a te 
"Come stai?" E penso a te 
"Dove andiamo?" E penso a te 
Le sorrido abbasso gli occhi e penso a te 
Non so con chi adesso sei 
non so che cosa fai 
ma so di certo a cosa stai pensando 
è troppo grande la città 
per due che come noi 
non sperano però si stan cercando cercando 
Scusa è tardi e penso a te 
ti accompagno e penso a te 
non son stato divertente e penso a te 
sono al buio e penso a te 
chiudo gli occhi e penso a te 
io non dormo e penso a te 

mercoledì 18 maggio 2016

4) Sarà per te - Francesco Nuti

1988: San Remo chiama un comico per cercare di bissare il successo di Renzo Arbore con Il Clarinetto nel 1986: la scelta cade su Francesco Nuti, abile compositore (insieme al fratello Giovanni) delle musiche dei propri film e nel momento migliore della carriera (proprio nel 1988 uscirà infatti "Caruso Pascoski di padre polacco").
Chi si aspettava testi irriguardosi e sguaiati -magari in stile "L'inno del corpo sciolto" di Benigni- rimane però deluso: Nuti porta sul palco dell'Ariston una canzone d'amore classicissima, perfino sanremese; atteso più come comico che come cantante, Nuti spiazza tutti, e pochi capiscono la bellezza del brano (che si riscatta parzialmente l'anno successivo, quando Mina lo inserisce nel suo album "Uiallalla", dandogli quella visibilità che gli era mancata).
Sarà Per Te è stato composto dal cugino di Nuti, Riccardo Mariotto (professione: architetto!), che l'ha dedicato a un figlio/a non ancora arrivato; ma l'interpretazione trasognata dell'attore toscano fa perdere del tutto il significato originario, trasformando la canzone in una delle più belle love songs della musica italiana (e di certo di San Remo).
Già l'attacco è strepitoso, con quel "... e se il tempo passa/ sarà per te", ma poi è un crescendo -che forse non eccelle in originalità ma che esprime quello che una donna vuol sentirsi dire, e che un uomo innamorato vuol dire alla sua donna- da "e se il cuore batte/ sarà per te/ e se mi sento forte/ sarà per te" a "e adesso nel silenzio io ti prenderei per mano e con un bacio raccontarti che mi manchi e mi manchi", fino a "tutto quello che è stato/ sarà per te".
Come non pensare, mentre si ascolta la canzone, che "sarà per te" anche tutto quello che sarà?

p.s.: Francesco Nuti è stato vittima di un incidente domestico, le cui dinamiche non sono mai state chiarite, nel 2006, e da quella data è costretto su una carrozzella, incapace di parlare e molto limitato nei movimenti. E' di pochi mesi fa la notizia che il suo badante lo torturava... non sono ancora riuscito a guardare le riprese della puntata di "Stasera che sera!", del 2011, in cui la telecamera si è soffermata fin troppo sulle evidenti difficoltà e sofferenze di quello che, per me, rimarrà sempre l'autore di Puppe A Pera ("stasera vi canterò una canzone d'amore"). E adoro i suoi film: il mio podio personale è composto da "Willi Signori e vengo da lontano", "Io, Chiara e lo Scuro" e "Caruso Pascoski di padre polacco": andate a ripescarli... meritano davvero tanto.

... e se il tempo passa, sarà per te
e se non è mai presto, sarà per te
se ho sbagliato e ho riprovato/ sarà per te
se quando sono solo ho paura/ ho paura a stare con te
... e se qualcosa resta/ sarà per te
e se un sogno resta/ sarà per te
se adesso sto cercando di capirti fino in fondo
e non mi accorgo che rimango troppo solo in mezzo al mondo
ma quando son sereno/ io non posso fare a meno
di pensare "mamma mia, che fortuna che ci sia!"
Sarà, sarà, sarà, sarà per te
tutto quello che è stato/ sarà per te
adesso vieni fuori/ che io mica ti conosco
o forse lascia stare/ che mi sembra ancora presto.
... e se il cuore batte/ sarà per te
e se mi sento forte/ sarà per te
e adesso nel silenzio io ti prenderei per mano
e con un bacio raccontarti che mi manchi e mi manchi
Sarà, sarà, sarà, sarà per te
tutto quello che è stato/ sarà per te
adesso vieni fuori/ che io mica ti conosco
o forse lascia stare/ che mi sembra ancora presto.

martedì 17 maggio 2016

3) Quando sarai lontana - Jovanotti

Eggià: perché se in questo elenco la grande maggioranza sarà rappresentata da brani scritti dai grandi cantautori italiani, di sicuro non mi dimenticherò la musica più "leggera" (che, soprattutto quando parla d'amore, ha saputo e sa esprimersi in maniera grandiosa).
Jovanotti, dunque: siamo nel 1991, nel momento più buio della sua carriera.
Sono lontani i fasti disimpegnati di "Jovanotti for President" e "La Mia Moto", ed è ancora da venire il trionfo di "Lorenzo 1992" (l'album diNon M'Annoio e Ragazzo Fortunato che sdoganerà -anche grazie alla tournée con Luca Carboni- Jovanotti come una delle più interessanti vie di mezzo tra canzone d'autore e hit da classifica). L'album passa praticamente inosservato (l'unico singolo di cui si trova traccia nella hit parade dell'anno è "Muoviti Muoviti", ma solo al sessantunesimo posto. Curiosità che magari interessa solo a me: il brano più venduto del 1991 è Rapput, di Claudio Bisio e Rocco Tanica), ed è un peccato perché questa canzone è un gioiellino.

E' stato lui a lasciarla ("vorrei sapere come ti va/ ora che non stiamo più insieme/ mi hanno detto che hai sofferto un po'/ che però ora stai bene"), magari attratto da donne troppo facili e serate troppo divertenti ("esco di casa alle tre di notte/ con quattro amici ce ne andiamo a caccia/ per rimediare un amore facile/ che il giorno dopo non ricordi la faccia"). Forse si è semplicemente reso conto che formavano una coppia incompatibile: le chiede scusa di tutte le sue mancanze ("(vorrei) che ti parlasse dei suoi problemi/ e che non li tenesse tutti per sé, come me/ vorrei magari vedervi sposati/ e che lui stesse sempre con te/ che non ti facesse incazzare mai/ che non dimentichi i compleanni/ che sia simpatico ai tuoi genitori/ e che li faccia diventare nonni") e le augura tutto il bene del mondo ("vorrei che tu avessi un nuovo ragazzo/ vorrei che ti trattasse bene (...) mi piacerebbe che tu toccassi il cielo/ quando di notte ti bacia la schiena"), che lui in fondo non se l'è mai meritata davvero, una fortuna così...
Ma la rimpiangerà -eccome se la rimpiangerà!- anzi: lo sta già facendo: "ma quando un giorno sarai lontana/ e vedrai il cielo quando si colora/ pensami almeno per un momento/ pensami almeno per mezz'ora"
Vorrei che tu avessi un nuovo ragazzo
vorrei che ti trattasse bene
che ti facesse sentire importante
e che ti bolla il sangue nelle vene
quando ti aspetterà sotto il portone
per fare un giro, magari a cena
mi piacerebbe che tu toccassi il cielo
quando di notte ti bacia la schiena
che ti parlasse dei suoi problemi
e che non li tenesse tutti per sé, come me
vorrei vedervi magari sposati
e che lui stesse sempre con te
che non ti facesse incazzare mai
che non dimentichi i compleanni
che sia simpatico ai tuoi genitori
e che li faccia diventare nonni
ma quando un giorno sarai lontana
e vedrai il cielo quando si colora
pensami almeno per un momento
pensami almeno per mezz'ora
vorrei sapere come ti va, eh?
ora che non stiamo più insieme
che mi hanno detto che hai sofferto un po'
che però ora stai bene
certo, all'inizio tutto era pazzesco
non smettevamo mai di stare a letto cacchio
di combinarne di porcherie
e guarda ora, chi l'avrebbe detto
esco di casa alle tre di notte
con quattro amici ce ne andiamo a caccia
per rimediare un amore facile
che il giorno dopo non ricordo la faccia
ma quando un giorno sarai lontana
e vedrai il cielo quando si colora
pensami almeno per un momento
pensami almeno per mezz'ora
e quando son qui dentro il mio letto vuoto
vorrei dormire e non è facile
quando non sai se sia possibile
innamorarsi e non lasciarsi mai
poi quando un giorno sarai lontana
e vedrai il cielo quando si colora
pensami  almeno per un momento
pensami almeno per mezz'ora
ma quando un giorno sarai lontana
e vedrai il cielo quando si colora
pensami almeno per un momento
pensami almeno per mezz'ora.

2) Ovunque proteggi - Vinicio Capossela

"Non dormo: ho gli occhi aperti per te" quello che tormenta Capossela, però, non è tanto l'amore (o la sua mancanza: il "viale del ritorno" è un ovvio richiamo a un amore finito che si vorrebbe ricominciasse), quanto il non essere in grado di saper tenere dentro di sé le cose belle che ha portato, il non essersi reso conto che quelli che stava vivendo erano i momenti più belli della sua vita.
"I vecchi lo sanno il perché/ e anche gli alberghi tristi": figure decadenti, di persone e cose che vivono solo di ricordi: "il troppo è per poco/ e non basta ancora" ma, soprattutto "ed è una volta sola".
Non ci sono seconde chance: quando arriva l'Amore, quello con la A maiuscola che ci porteremo dietro per tutta la vita, spesso non siamo in grado di capirlo finché non è tutto finito. E non resta che analizzare i propri sbagli: "mi spiace se ho peccato/ mi spiace se ho sbagliato/ se non ci sono stato/ se non sono tornato". Soprattutto il non essere tornato: io, che non sono mai voluto tornare indietro "neanche per prendere la rincorsa", l'ho pensato spesso.
Ma la Lei cantata da Vinicio è qualcosa di etereo, quasi sovrannaturale, ed è normale pregarla come se fosse una Dea: "ma ancora proteggi/ la grazia del mio cuore/ adesso e per quando tornerà il tempo: il tempo per partire/ il tempo di restare/ il tempo di lasciare/ il tempo di abbracciare.
In ricchezza e in fortuna/ in pena e in povertà/ nella gioia e nel clamore/ nel lutto e nel dolore,

nel freddo e nel sole/ nel sonno e nell'amore".
Pregarla perché l'amore ritorni e resti per sempre, ché stavolta nulla andrà perso: perché le seconde occasioni, quando arrivano, sono come un miracolo: e chi potrebbe compierlo, se non una Dea?

Non dormo/ ho gli occhi aperti per te.
Guardo fuori e guardo intorno.
Com’è gonfia la strada
di polvere e vento/ nel viale del ritorno…
Quando arrivi/ quando verrai per me
guarda l’angolo del cielo
dov’è scritto il tuo nome,
è scritto nel ferro/ nel cerchio di un anello…
E ancora mi innamora/ e mi fa sospirare così
adesso e per quando tornerà l’incanto.
E se mi trovi stanco/ e se mi trovi spento,
se il meglio è già venuto
e non ho saputo/ tenerlo dentro me.
I vecchi già lo sanno il perché/ e anche gli alberghi tristi,
che il troppo è per poco

e non basta ancora/ ed è una volta sola.
E ancora proteggi/ la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà l’incanto.
L’incanto di te/ di te vicino a me.
Ho sassi nelle scarpe/ e polvere sul cuore,
freddo nel sole/ e non bastan le parole.
Mi spiace se ho peccato/ mi spiace se ho sbagliato
se non ci sono stato/ se non sono tornato.
Ma ancora proteggi/ la grazia del mio cuore,
adesso e per quando tornerà il tempo…
Il tempo per partire/ il tempo di restare,
il tempo di lasciare/ il tempo di abbracciare.
In ricchezza e in fortuna/ in pena e in povertà,
nella gioia e nel clamore/ nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole/ nel sonno e nell’amore.
Ovunque proteggi/ la grazia del mio cuore.
Ovunque proteggi/ la grazia del tuo cuore.
Ovunque proteggi/ proteggimi nel male.

Ovunque proteggi/ la grazia del tuo cuore.

1) Di Tanto Amore - Ivano Fossati

Siamo nel 1979 e l'album è "La mia banda suona il rock": Fossati, con la sua voce trascinata, subito dopo aver cantato la sua canzone commerciale per antonomasia ci regala un brano intenso e bellissimo, che inizia con "... e magari morirò/ di tanto amore" (strofa che, da sola, vale più di tante altre canzoni d'amore tutte intere).
E' la storia di un uomo che non ha mai dovuto rinunciare a nulla e ha sempre conquistato ("quante ne ho avute/ quante ne ho volute/ e poi dimenticate") le donne che gli sono piaciute -dev'essere decisamente più facile, per un cantante- che, forse per la prima volta, s'innamora davvero. E ha paura di doverla affrontare di nuovo, dopo un anno di lontananza (è lui che se n'è andato: "un anno è la fotografia/ di te stesso che vai via"): lei lo vorrà ancora?
"E lei è lei/ non può cambiare/ dolcissima e immortale": "e lei è lei": cos'altro dire? Difficile trovare le parole per descrivere la donna più bella del mondo (perché, quando ci innamoriamo, lei lo è sempre): Fossati -che è uno che sa far parlare il cuore- la descrive "dolcissima e immortale".
"Presto dov'è la mia faccia più dura/ che non veda che ho paura (...) avrei bisogna stasera/ più che d'altro di una preghiera": eccolo, il grande conquistatore... inerme e aggrappato alla speranza di un sì, nel terrore di un rifiuto possibilissimo (come dimenticare quegli "appuntamenti a cui mancavo" e "i pensieri/ sempre i più buoni/ cancellati dalle intenzioni"?). "Una parola e morirò": che sia un "no" o un "sì".

E magari morirò/ di tanto amore
magari no/ chi lo può dire?
Un anno e più non è uno scherzo/ può renderti diverso
un anno è la fotografia/ di te stesso che vai via.
E lei è lei, non può cambiare/ dolcissima e immortale
presto, dov'è la mia faccia più dura?/ che non veda che ho paura.
E mentre andrò dovrò pensare/ tu non sei uomo da piegare
quante ne ho avute, quante ne ho volute/ e poi dimenticate.
C'è chi mi odia per gli amori da un'ora/ e chi mi cerca ancora
e non sa che avrei bisogno stasera/ più che d'altro d'una preghiera.
Perché so/ perché lo so... di tanto amore morirò
di questo amore morirò
avrò la faccia più dura/ ma una parola e morirò
ha i suoi motivi la paura/ dovrei saperlo già da un po'.
Ehi come stai sapore amaro/ di appuntamenti a cui mancavo?
di pensieri sempre i più buoni/ cancellati dalle intenzioni
estate di corsa/ temporali d'agosto/ e poi cambiare ad ogni costo
ehi come stai, sapore amaro/ di una fine sicura?
perché so/ perché lo so... di tanto amore morirò
di questo amore morirò
avrò la faccia più dura/ ma una parola e morirò
ha i suoi motivi la paura/ dovrei saperlo già da un po'.